Ultima puntata sul cinquantesimo del ‘68, approfondiamo la dimensione transnazionale che ha assunto il movimento in questo evento-processo. E prendiamo spunto da una considerazione semplice, di cui avevamo avuto sentore nelle puntate precedenti : come mai ci furono slogan, pratiche, testi e film che rimbalzarono da una parte all’altra del pianeta? Giulia Sbaffi (@giula_sbaffi), della redazione web di Storie in Movimento e dottoranda alla New York University, sta lavorando sulle memorie del ‘68 fra Europa e Stati Uniti. Fra le altre cose, ci parla di un caso di grande interesse, partendo da un dato: “La battaglia di Algeri” di Gillo Pontecorvo è un film chiave per le Black Panther.

Approfondimenti

Per approfondire i temi che abbiamo toccato in questa puntata, vi proponiamo uno studio sulle memorie orali, un commento sulla questione dei “margini del ‘68” e un libro e un libro letto e riletto al tempo. Si tratta, rispettivamente, di Europe’s 1968. Voices of Revolt, a cura di Robert Gildea, James Mark e Anette Warring; dell’articolo di Nabila Ramdani apparso sul «Guardian» lo scorso aprile e, ovviamente, de I dannati della terra di Frantz Fanon.

Jukebox

Puntata dagli ascolti variegati, all’insegna proprio della maniera con cui viene ricordato e interpretato il ‘68:

  • Paolo Pietrangeli, Il massimo del minimo, da “Un animale per compagno”, 1996
  • Médine, Self Défense, da “Arabian Panther”, 2008

E poi un immancabile interprete e precursore del ‘68 a ricordarci che quell’anno non è piombato dal nulla: Bob Dylan, Subterranean homesick blues, dall’album “Bringing it all back home” del 1965.

(La copertina di questa settimana è il collage di una serie di volantini che Giulia Sbaffi ci ha generosamente messo a disposizione. La ringraziamo una volta di più!)