il voto alle donne e le donne che hanno fatto la costituzione nelll'ultimo libro edito da Settenove
E venne l’8 settembre, il serpente grigioverde delle divisioni naziste per le vie di Milano e di Torino, il brutale risveglio: la commedia era finita, l’Italia era un paese occupato come la Polonia, come la Jugoslavia, come la Norvegia. In questo modo, dopo la lunga ubriacatura di parole, certi della giustezza della nostra scelta, estremamente insicuri dei nostri mezzi, con in cuore assai più di disperazione che di speranza, e sullo sfondo di un paese disfatto e diviso, siamo scesi in campo per misurarci. Ci separammo per seguire il nostro destino, ognuno in una valle diversa. (Primo Levi, Oro. Da: "Il sistema periodico")
Anche quest'anno appuntamento consueto con le bibliografie natalizie di Vanloon. In questa puntata: neofascismo, Piazza Fontana, Carlo Ginzburg, Primo Levi e Annie Ernaux.
A cinquant'anni dall’Autunno caldo parliamo con Eloisa Betti della precarietà del lavoro in Italia in chiave storica.
Come a ogni appuntamento con le vacanze, la redazione di Vanloon vi consiglia alcune letture di storia, o intorno ad essa.
Immaginiamo la preistoria come regno di uomini in pelliccia rintanati in caverne che cacciano e scoprono il fuoco. E le donne?
La donna non va definita in rapporto all’uomo. Su questa coscienza si fondano tanto la nostra lotta quanto la nostra libertà (Manifesto di Rivolta femminile, 1970)
Nella settimana dell'8 marzo abbiamo ripercorso i manifesti del femminismo radicale degli anni Settanta con Deborah Ardilli, traduttrice e studiosa dei movimenti.